Oggi vi vogliamo parlare della storia di Oussama Essabr, ex attaccante della Juventus con una passato di oltre 10 anni nelle giovanili bianconere e che abbiamo incontrato per un’intervista esclusiva per il nostro sito. Essabr nasce il 19 gennaio 1989 a Tiddas, un piccolo paesino del Marocco tra le città di Rabat e Fes. All’età di 9 anni si trasferisce con la sua famiglia (mamma, papà e fratello) in Italia, andando a vivere a Vignale Monferrato (Alessandria).
Un inizio non facile per il piccolo Oussama: “Nei primi tempi non mi trovavo bene e volevo tornare in Marocco. Mio padre per farmi passare la nostalgia decise di iscrivermi ad una scuola calcio. Un suo amico lavorava alla Juventus e gli chiese se potesse organizzare un provino alla Juve per me. Ricordo ancora tutto di quel giorno… Il viaggio in autostrada, l’allenamento al Combi e la prima partita con gli altri bambini. Erano tutti molto più grossi di me, ma lo feci bene… e segnai anche due gol in partitella!“.
Pienamente convinti i tecnici e osservatori bianconeri, Essabr diventa ufficialmente un giocatore della Juventus il 5 maggio del 1999. Comincia così la sua avventura bianconera alla corte di Fulvio Casella, tecnico dei Pulcini dell’epoca: “Sono molto legato a lui, così come a Vincenzo Chiarenza. Paradossalmente i due allenatori che ricordo con più affetto sono proprio il primo e l’ultimo che ho avuto alla Juve“.
Essabr si toglerà diverse soddisfazioni con la maglia della Vecchia Signora. Punta mobile, veloce e sgusciante nel dribbling, e una tecnica fuori dal comune. Nei suoi anni alla Juve, da ricordare è sicuramente lo Scudetto con gli Allievi Nazionali di Mister Massimo Strgato nella stagione 2005/06, il primo nella storia della Juventus. “Ricordo ancora con emozione i complimenti a fine gara di Roberto Bettega (all’epoca vice presidente della Juventus), mi disse che ero il primo marocchino ad esser diventato campione d’Italia“. In quell’anno la Juventus fece doppietta, vincendo anche il campionato Primavera, con Marchisio e Giovinco fiori all’occhiello della squadra. E a fine anno arrivò anche la Supercoppa Primavera, vinta in casa dell’Inter di Balotelli: 2-0 per la squadra di Mister Chiarenza con i gol di Pasquato ed Essabr.
Un gol ai nerazzurri con dedica speciale a Riccardo Neri e Alessio Ferramosca, scomparsi tragicamente a Vinovo dieci mesi prima: “Ale & Ricky erano miei compagni di squadra e con Alessio in particolare c’era anche un’amicizia fuori dal campo“. Quella stagione della Juve Primavera si conclude senza altri sussulti, e per Essabr arriva il momento di lasciare Torino, lasciare il settore giovanile per entrare nel calcio professionistico. Tra le tante richeste avute sceglie il Vicenza: “C’erano parecchie offerte ma decidemmo di andare a Vicenza anche perchè Gregucci, all’epoca allenatore dei veneti, mi volle fortemente. Una stagione purtroppo sfortunata, mi sono lesionato 5 volte di fila la coscia perdendo gran parte delle partite. Col senno di poi avrei forse dovuto fare un altro anno di Primavera“.
Rientrato alla base a Torino, riparte dalla Lega Pro giocando prima all’Arezzo e poi al Cosenza, collezionando in due stagioni 43 presenze e 6 reti. Una carriera che sembrava ormai in ascesa ma poi… “Nel 2011 sono stato costretto a scegliere tra il passaporto italiano o essere venduto come extracomunitario. Io ho scelto di non essere venduto all’estero, ma i dirigenti della Juve non la presero bene (volevano liberare un posto extra UE con la mia cessione) e mi tennero fuori rosa per sei mesi. Questo mi ha danneggiato sia professionalmente che mentalmente“. A gennaio 2012 venne poi svincolato e regalato al Crotone per la seconda parte di stagione in Serie B. A questo punto inizia un calvario sportivo nella carriera di Essabr, che tocca varie tappe (Prato, Torres, Lamezia) con più bassi che alti: “In quegli anni tentai anche avventure all’estero come al Montreal Impact (2014), Seattle FC (2015) e a Cipro (2016). Ma purtroppo non ho avuto delle opportunità economiche per cui ne valesse davvero la pena spostarsi così lontano. Il rientro in Italia è stato quindi traumatico perché nessuno mi voleva più“.
E ora… cosa fa Oussama? Al momento non gioca a calcio, ha passato un momento difficile ma negli ultimi tempi ha ripreso gli allenamenti per tornare a giocare a calcio, e riprendersi tutto ciò che si è perso negli ultimi anni: “Voglio ripartire e cercare di arrivare il più in alto possibile. Inizierò dalla serie D, a breve credo di accasarmi, si sta muovendo qualcosina…“. E noi non possiamo che fargli un enorme in bocca al lupo per rivederlo nuovamente calcare i campi di calcio, la cosa che gli riesce meglio fare… Forza Oussama! #FinoAllaFine
INTERVISTA COMPLETA
Quando eri nella Juve hai vissuto più o meno da vicino la grande Juve di Lippi e Capello: da Del Piero a Zidane, da Inzaghi a Ibrahimovic… chi è il giocatore a cui sei più legato?
«C’erano tanti campioni ma il mio vero idolo è sempre stato Zinedine Zidane. Un fuoriclasse assoluto e poi aveva origini maghrebine proprio come me. E’ stata l’unica persona a cui ho mai chiesto un autografo».
Qual è il ricordo più bello legato alla Juve?
«La vittoria più emozionante è stata senz’altro lo Scudetto degli Allievi Nazionali (primo in assoluto per la Juventus). Ricordo ancora con emozione i complimenti a fine gara di Roberto Bettega, mi disse che ero il primo marocchino ad esser diventato campione d’Italia. Anche la Supercoppa vinta pochi mesi dopo a Milano contro l’Inter fu molto bella. Dopo calciopoli Inter-Juve era diventata una gara ad altissima tensione. Segnai anche un gol dedicandolo ai miei due compagni scomparsi Ale e Ricky».
Nella tua Primavera c’erano in rosa Pinsoglio, Ariaudo, Castiglia, Pasquato ecc. Che ricordi hai di quei tempi?
«L’anno della Primavera è stato molto intenso perché in quella stagione giocammo anche il mondiale per club ad agosto nel quale siamo arrivati fino all finale, purtroppo perdendola. Quell’esperienza ha forgiato un bel gruppo, peccato che dopo la Supercoppa non abbiamo vinto nulla. Eravamo tutti giocatori di buon livello, nessuno spiccava più dell’altro, potevamo davvero sfondare tutti e 20 i giocatori!».
Tragedia Ale & Ricky: conoscevi personalmente Alessio e Riccardo? Come avete vissuto voi ragazzi delle giovanili quei giorni?
«Certo che li conoscevo, erano miei compagni di squadra e con ‘Ferra’ c’era anche un legame di amicizia fuori dagli allenamenti. È stato un trauma che tutti noi ci porteremo per sempre dentro. Perché poteva capitare a chiunque di noi. Hanno lasciato un vuoto indelebile in tutti i componenti della squadra Berretti di quell’anno».
Al Vicenza hai giocato anche con Piermario Morosini, centrocampista stroncato da un infarto in campo nell’aprile 2012. Che ricordi hai di lui?
«Mario era una persona fantastica, ne ho conosciuti davvero pochissimi come lui. Vero, sincero e leale. Aveva un sinistro orribile ma tutto il resto era da serie A».
Nel giugno 2012 ti svincoli ufficialmente con la Juventus. Cosa hai provato in quel momento e come è cambiata la tua carriera?
«Nel 2011 sono stato costretto a scegliere tra il passaporto italiano o essere venduto come extracomunitario. Io ho scelto di non essere venduto all’estero, ma i dirigenti della Juve se la presero (volevano liberare un posto extra UE con la mia cessione) e mi tennero fuori rosa per sei mesi. Questo mi ha danneggiato sia professionalmente che mentalmente. Quindi paradossalmente sono diventato grande grazie alla Juve e non grandissimo sempre per “colpa” della Juve. La mia carriera è cambiata totalmente dopo lo svincolo. Purtroppo la strategia della dirigenza di acquistare giocatori extracomunitari dall’estero mi ha danneggiato. È cambiato tutto e il treno per avere opportunità di fare calcio ad alti livelli si era decisamente allontanato».
Da oltre un anno sei svincolato. Come mai e cosa vuoi fare adesso?
«Ho passato un anno molto difficile in cui ho pensato fortemente di smettere di giocare a calcio. Ma da un paio di mesi ho ripreso gli allenamenti con intenzione di ripartire e cercare di arrivare il più in alto possibile. Ovviamente dovrò ripartire dalla serie D, ma a breve credo di accasarmi, in tal senso si sta muovendo qualcosina…».
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